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I materiali da costruzione del passato
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Di pavimentazioni urbane davvero antiche nei nostri paesi è rimasta solo qualche traccia. Sorprendentemente sono pervenute a noi quelle di epoca romana (il decumano di Altilia e quello riemerso durante la sistemazione al Calderari a Boiano) e non del periodo successivo. È da dire che nei centri minori le strade dovevano essere, in prevalenza, semplicemente sterrate e quando nel secolo scorso si è proceduto a pavimentarle si sono ricoperti con nuovi materiali anche quei tratti della rete viaria che erano selciati: nel rifacimento del manto stradale, magari a seguito dei lavori sulle condotte idriche o fognarie, sono emersi spezzoni di ciottolati in diversi comuni tra i quali Castropignano. Spesso si è fatto ricorso al bitume lì dove i percorsi cittadini sono destinati al transito delle automobili e per queste ultime si sono sacrificate pure le caratteristiche scalinate dei nostri borghi (penalizzando, nel medesimo tempo, i pedoni che preferiscono i gradini in presenza di innevamento). Asfalto, ma per rendere carrabili le vie cittadine vanno bene, anzi meglio, il porfido o il basalto. Il porfido è una roccia vulcanica che si è andata formando quasi 300 milioni di anni fa e proviene dalla catena alpina; l’evocazione di un’era geologica tanto remota e il rimando emotivo alle Alpi ne fanno un elemento assai affascinante, ma se tali connotati sono apprezzabili non è questa, di certo, la  ragione che ha portato all’impiego tanto esteso di questa pietra di colore viola scuro con riflessi quarziferi la quale utilizzata in cubetti, disposti spesso a “coda di rondine”, si rivela resistente sia all’attrito delle auto sia alle intemperie.

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Meno usato adesso rispetto al passato è il basalto (viene anch’esso dal vulcano) nella pavimentazione viaria, sia in forma di sanpietrini alla stessa maniera del porfido, lo si vede in certi vicoli a Roccamandolfi, sia in forma di basole (ad esempio in piazza Prefettura a Campobasso). Non sono, comunque, solo questi elementi lapidei adoperati nelle percorrenze stradali degli insediamenti storici molisani (è di questi che ci stiamo occupando, vale la pena precisarlo) essendocene pure altri, dalla “pietra di Apricena” (a Spinete) al “verdello” (a Duronia e Ferrazzano) al “serpentino” (corso Marcelli a Isernia) e così via. Uno dei rari casi in cui la pietra è locale è quello dell’arenaria di Agnone con cui non molto tempo fa è stata rifatta la piazza Plebiscito del capoluogo altomolisano. Va pure detto che molto diffuse sono le betonelle in cemento con le quali risulta pavimentato il corso Fedele Cardarelli di Civitanova del Sannio, la scelta delle quali per la loro colorazione grigia permette di mettere in risalto i fronti edilizi al contorno, non imponendosi alla vista la superficie viaria, una sorta di tinta neutra. Se i fondi dei percorsi sono così variegati lo sono meno i prospetti delle case, almeno quelli non intonacati che sono di solito tinteggiati in modo differente l’uno dall’altro, fatti come sono prevalentemente della pietra del posto.

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Un inciso doveroso è che la roccia da cui si estrae il materiale da costruzione è diversa nei vari comuni per cui in alcuni si trova il flysh numidico, in altri la breccia, in altri ancora l’arenaria, ciascuna con una propria tonalità coloristica. Le tecniche costruttive pure sono differenziate potendosi incontrare paramenti dove la cortina lapidea è interrotta a cadenza regolare da filari di mattoni, una intercalazione presente già nelle domus dei Romani, il cui esemplare migliore però non è in centro storico bensì in località Casino del Duca di Cantalupo. Se non vi sono differenze cromatiche ve ne sono tra il trattamento delle pietre, cioè grezze, sbozzate o se sono conci

regolari, il quale conferisce una qualche varietà alle facciate. Per i prospetti costituiti da pietre lavorate non è ammissibile il ricoprimento con intonaco che, invece, va consentito per quelli fatti con pietrame rozzamente lavorato per i quali prima si procedeva ad eseguire all’esterno una semplice scialbatura con latte di calce. Si tende allorché si effettua l’intonacatura a lasciare a vista i cantonali costantemente blocchi lapidei di grandi dimensioni squadrati se non lo zoccolo basamentale, quando di buona fattura. Il laterizio è presente in copertura con i coppi e nelle cornici delle aperture mentre è inconsueto nelle pavimentazioni urbane (pure dove il mattone era stato adottato verso la fine del secolo scorso quale materiale di pavimentazione, vedi il centro storico di Campodipietra, si va procedendo alla sua rimozione). Pietra, argilla che è la componente del laterizio, e il legno delle travi e degli infissi costituiscono la materia prima disponibile e permettono l’integrazione della costruzione con l’ambiente fisico circostante, perché da qui sono stati prelevati. Nel momento che stiamo vivendo vi è la comparsa di tantissimi nuovi materiali che porta a significative trasformazioni del’immagine dei fabbricati.

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regolari, il quale conferisce una qualche varietà alle facciate. Per i prospetti costituiti da pietre lavorate non è ammissibile il ricoprimento con intonaco che, invece, va consentito per quelli fatti con pietrame rozzamente lavorato per i quali prima si procedeva ad eseguire all’esterno una semplice scialbatura con latte di calce. Si tende allorché si effettua l’intonacatura a lasciare a vista i cantonali costantemente blocchi lapidei di grandi dimensioni squadrati se non lo zoccolo basamentale, quando di buona fattura. Il laterizio è presente in copertura con i coppi e nelle cornici delle aperture mentre è inconsueto nelle pavimentazioni urbane (pure dove il mattone era stato adottato verso la fine del secolo scorso quale materiale di pavimentazione, vedi il centro storico di Campodipietra, si va procedendo alla sua rimozione). Pietra, argilla che è la componente del laterizio, e il legno delle travi e degli infissi costituiscono la materia prima disponibile e permettono l’integrazione della costruzione con l’ambiente fisico circostante, perché da qui sono stati prelevati. Nel momento che stiamo vivendo vi è la comparsa di tantissimi nuovi materiali che porta a significative trasformazioni del’immagine dei fabbricati.

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