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La “materia prima” dell’edilizia povera
Lupara - CB

Siamo in un territorio costituito da bosco, pascolo, seminativo e qualche rara vigna, abitato da un ceto di piccoli proprietari terrieri che sono coltivatori diretti dei propri fondi. Su ogni appezzamento di terreno c’è una casa, così come ad ogni casa corrisponde una porzione di suolo agricolo. Se non esistono differenze sociali rilevanti fra le famiglie che popolano la zona, non ci sono neanche diversità sostanziali nelle tipologie edilizie adoperate. Ciascun edificio è abitato da una famiglia di tipo nucleare e il nucleo familiare, con una specificità di compiti per i vari componenti, costituisce l’unità di produzione agricola.

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La casa non è solo luogo di residenza, ma rappresenta anche una struttura di supporto all’attività contadina con i suoi vari ambienti destinati a stalla, fienile, magazzino, ecc. Non è perciò una dimora comoda, nel senso che intendiamo noi oggi, ma pratica e polifunzionale, si, coerente con le esigenze della famiglia, con la sua attività di lavoro agricolo, con la sua stessa identità sociale. Un connotato che emerge con evidenza è quello dello stretto rapporto che intercorre tra i manufatti architettonici e l’ambiente circostante. Ciò dipende da alcuni fattori. Tra questi vi è l’impiego di materiali da costruzione prelevati sul posto, che sono essenzialmente la pietra e il legno; c’è infatti una notevole abbondanza di rocce e di boschi. La pietra viene utilizzata, dopo averne fatto una cernita e dopo averla ordinata, per la realizzazione delle murate che sono di pezzatura irregolare, misto ad una malta fatta con calce (anch’essa ricavata dalle formazioni calcaree attraverso la frantumazione e la cottura) e la sabbia presa nei letti dei corsi d’acqua e trasportata a dorso degli animali da soma. Elementi lapidei di maggiori dimensioni e più regolari sono quelli che formano i cantonali degli edifici; questi conferiscono solidità e stabilità alla struttura, ma trascendono la loro semplice funzione statica per contribuire a dar forma alla costruzione. Per questi pezzi di pietra più pregiati che servono anche per gli stipiti, le soglie e le cornici delle aperture, si fa ricorso a cave le meno distanti possibili, mentre i pezzi grossolani spesso sono tratti dalla stessa vena di roccia sulla quale generalmente è poggiata l’abitazione (che sceglie i siti più rocciosi non solo perché garantiscono fondazioni più sicure, anche se più faticose da realizzare, ma per lasciare libero fin l’ultimo fazzoletto di terra coltivabile). Il legno, quando è possibile di castagno, compare invece nelle travi dei solai e negli infissi, oltre che negli oggetti di arredo interno. Per quanto riguarda gli infissi ritroviamo anche qui quella sapienza artigianale presente nelle tecniche costruttive, tramandate ed affinate da numerosissime generazioni di contadini che sono anche costruttori della propria dimora e che impediscono di parlare come si fa di frequente di “architettura spontanea”. La porta d’ingresso è composta da assi disposti verticalmente nella parte esterna inchiodati a tavole messe orizzontalmente nella parte interna. Un particolare caratteristico è il buco per l’entrata e l’uscita del gatto che sta nella zona bassa, a destra. Mentre la porta è ad una sola anta, le finestre sono a due ante e, negli esempi più antichi, sono prive degli sportelli detti “scuri”. Mancano invece i balconi che stanno solo nelle dimore delle famiglie contadine più ricche, indicando il livello di benessere raggiunto anche per la presenza delle ringhiere in ferro. Il ferro, infatti, insieme al laterizio è un componente delle costruzioni che non è possibile produrre da sé ma che va acquistato e ciò costituisce un gravoso onere in una organizzazione economica basata sull’autoconsumo. Esso serve per le cancellate che danno luce ai vani a piano terra impedendo l’accesso di estranei; un altro impiego del ferro, quando a questo scopo non è utilizzato un masso di pietra scavato, è quello per gli anelli posti sul muro a circa un metro e mezzo di altezza, vicino alla porta d’ingresso, ai quali legare l’asino o il mulo per caricare e scaricare i prodotti trasportati.

Lupara - CB

Si è detto che, accanto al ferro, il laterizio è un altro materiale che deve essere procurato altrove, presso le formaci. Con il laterizio si fanno i mattoni in cotto per la pavimentazione dei locali ad uso domestico (mentre nei vani di servizio vi sono lastre irregolari in pietra o, esclusivamente, terra battuta) e i coppi per la copertura. Questi assolvono anche ad un ruolo decorativo quando, fuoriuscendo dal limite del tetto in filari sovrapposti, vanno a formare le romanelle che costituiscono una sporgenza che allontana l’acqua piovana dalle murature impedendo infiltrazioni. I mattoni in laterizio, infine, sono l’elemento con il quale vengono fatti i comignoli che, avendo una struttura fragile e minuta, richiedono un materiale particolarmente adatto e resistente. Mentre all’esterno la muratura in pietra è lasciata a vista (si notano, addirittura, i buchi necessari per sorreggere l’impalcatura durante le fasi costruttive), all’interno le pareti sono intonacate per ovvii motivi igienici. Il pavimento del piano terra era di semplice terra battuta, mentre

quello del livello superiore era costituito da mattoni in cotto. Le pavimentazioni stradali sono in pietra che diviene, quindi, anche lastre per pavimentazione. Pietra per la quale il contadino si trasforma in cavatore e in lapicida durante i tempi morti delle lavorazioni agricole. Sopra la porta vi è una trave di legno di castagno. Il ballatoio della scala esterna è delimitato da un muretto o da una ringhiera. Le trasformazioni più significative nelle tipologie edilizie si sono verificate con il ritorno in paese degli “americani”, cioè degli emigranti rimpatriati, che furono portatori di nuove tecniche e materiali da costruzione.

Cantalupo - IS
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